mercoledì 19 novembre 2014

Recensione Escape Dead Island

Se la qualità generale è quella dei primi due capitoli è meglio fuggire da Dead Island.
















Sviluppato dallo studio svedese Fatshark, Escape Dead Island è uno spin-off che si distacca dalla story line e dallo stile grafico della serie principale, ma fortunatamente anche dalla sua scialbissima narrazione. Sarann o stati proprio la visuale in terza persona e la grafica in cel shading ma nel primo livello si ha la sensazione di trivarsi di fronte ad un clone di Yaiba Ninja Gaiden Z. Nei panni di un incrocio tra una sottospecie di spia ed un ninja bisogna infiltrarsi in un complesso scientifico infestato da zombi. Katana alla mano, il nostro obiettivo è cercare i documenti su un vírus che sta trasformando gli umani in morti viventi. Purtroppo la pacchia dura poco e nell'avventura vera e propria prendiamo il controllo del reale protagonista del gioco: il classico belloccio figlio di papà che, insieme a fidanzata e amico (suo non della fidanzata, ma non si sa mai), deve recarsi sull'isola di Narapela per fare un reportage giornalistico ed ottenere la pubblicazione sulla rivista del padre. In teoria una passeggiata, che si trasforma ben presto in un incubo diviso in dodici missioni e dalla durata all'incirca di sei ore. La poca varietà di nemici da abbattere e le poche armi a disposizione, perlopiù mazze, asce ed altre armi bianche da potenziare ma ci sono anche la pistola ed un fucile, rendono l'azione piuttosto ripetitiva e raccoglire informazione o scattare foto non salvano la situazione Consigliato ai fan della serie, se poi lo trovate a prezzo ribassato ancora meglio. VOTO 6/10

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